Cerca nel blog

8 agosto 2013

Basta col sessismo femminista

Oggi mi piacerebbe condividere un articolo di Domenico Esposito Mito che nella sua sincerità rivela la vera natura del femminismo. Questo movimento che spesso viene considerato pacifico, paritario e liberale, mentre in realtà è solo sessista, crudele e disumano.

[donna violenta urla manifestando per il femminismo]

Basta col femminismo e col sessismo di ogni tipo(di Domenico Esposito Mito)

Ogni volta che leggo un titolo critico nei confronti del femminismo, in me si accende un barlume di speranza, illudendomi che la gente stia cominciando ad aprire gli occhi, ma mi accorgo immediatamente che è ancora troppo presto e, come quando si è ancora troppo assonnati, la mattina presto in cui non si lavora, non riusciamo a svegliarci. Ho letto anche su Selacapo articoli scritti da donne in atteggiamento critico verso il femminismo, tra cui quello della mia amica e collega Monica Acito. Il titolo recita “ basta col femminismo ‘facile’ ” e parlava di “falso femminismo”.

In realtà non esiste un femminismo facile o un femminismo falso, poiché il femminismo è di per sé un’ideologia falsa e subdola, la quale finge di voler aiutare le donne, ma non fa altro che generare odio nei confronti del genere maschile e fomentare quindi la guerra dei sessi. Bisognerebbe risalire alle origini della vera teoria femminista, ma basterebbe vederne la pratica. Si possono citare vari esempi, ma per una critica al femminismo non sarebbe sufficiente un articolo di poche righe, essendo un argomento delicato che la gente non è ancora pronta a capire; tuttavia provo a indurre il lettore ad alcune riflessioni. Si noti, per esempio, una cosa che sembra banale, ma non lo è: la differenza nel linguaggio (ormai diffuso in tutti i parlanti italiani) per indicare il genere maschile e il genere femminile. Suonerebbe ovviamente sessista dire nella stessa frase “femmine e uomini”, così come però non suona sessista il comune accostamento di “maschi” a “donne”. Nessuno ha da ridire in questi casi, nemmeno se alla parola “donna” viene affiancata la parola “maschietto”, termine che etimologicamente significa “bambino, neonato di sesso maschile” e utilizzato maliziosamente per denigrare i maschi di ogni età “poiché tutti immaturi” (persino nel doppiaggio “men” diventa “maschietti” anziché “uomini”). Se quindi il femminismo accusa persino la grammatica italiana di essere maschilista (accusa ridicola ma condivisa persino da Francesco Sabatini), l’uso dell’italiano può essere considerato altrettanto sessista nei confronti dei maschi.

Notiamo, invece, qualcosa di più grave: l’invenzione del termine “femminicidio” che indicherebbe l’uccisione delle donne (da parte degli uomini), in quanto tali. Non esistono donne uccise per il semplice fatto di essere donne. Non esistono, infatti, organizzazioni “nazi-maschiliste” che hanno l’intenzione di sterminare le donne, poiché questo tipo di odio, negli uomini (diciamolo una volta per tutte), verso le donne sarebbe innaturale. Esistono o sono esistiti, invece (sembra incredibile), movimenti femministi con lo scopo di sottomettere, schiavizzare e addirittura eliminare il genere maschile. Questi movimenti di fine Ottocento-inizio Novecento, proprio agli albori del femminismo, quel femminismo che nell’immaginario collettivo sarebbe il vero antisessismo, quello “buono”. Non è così. Sin dall’inizio, il vero scopo del femminismo altro non era che creare l’immagine dell’uomo come nemico delle donne. Ce lo dimostra una lettera di Elizabeth Cady Stanton (1818-1902), una delle maggiori esponenti del femminismo della prima ondata (oltre che sessista, anche razzista nei confronti dei neri):
Il nostro problema non è la nostra femminilità, ma gli ostacoli artificiali di costume sotto false condizioni. Noi siamo, come sesso, infinitamente superiori agli uomini, e se fossimo libere e sviluppate, sane nel corpo e nella mente, come dovremmo essere in condizioni naturali, la nostra maternità sarebbe la nostra gloria. Questa funzione da alle donne una tale saggezza e un tale potere che nessun maschio potrà mai possedere. Quando le donne potranno sostenersi da sole, avere accesso a tutte le professioni e i commerci, con una casa propria sopra la testa e un conto in banca, allora possederanno il proprio corpo e saranno dittatrici nella vita sociale”.
E questo non è che uno dei tanti esempi di sessismo femminista che qui non posso elencare per non dilungarmi troppo.

Citiamo, come esempio, inoltre, il romanzo “Herland” (Terra di Lei) della scrittrice Charlotte Perkins Gilman che voleva dimostrare come un mondo senza uomini sarebbe migliore, potremmo citare anche i vari aforismi femministi che vogliono gli uomini sottomessi o estinti; citiamo il libro di Valerie Solanas “Manifesto per l’eliminazione del maschio” tuttora edito in italiano (mentre, non a caso, non esiste alcun edizione in italiano del saggio “La frode del femminismo” del teorico socialista Ernest Belfort Bax), citiamo come, nonostante tutto questo, un’opera del sottoscritto sia stata accusata di sessismo dall’editore stesso, non per le critiche al femminismo, ma solo perché criticavo quelle stesse donne che la mia collega Monica Acito critica nel suo articolo di marzo. E a questo proposito, ci sarebbe anche una critica da fare sull’otto marzo e la leggenda che ne è stata costruita attorno con lo stravolgimento di date, eventi storici e persino nomi ai soli fini della strumentalizzazione ideologica. Nell’incendio, che in realtà era avvenuto quando la festa dell’otto marzo era già stata indetta da qualche anno e che non fu affatto doloso, ma solo un incidente, morirono anche alcuni uomini, di cui non si fa parola. Le donne erano in maggioranza, è vero, ma non mancavano uomini. Il fantomatico Mr Johnson non avrebbe avuto alcun interesse ad uccidere le sue stesse operaie per il solo fatto che erano donne. La leggenda dell’otto marzo, dunque, quale messaggio vuole darci veramente? Che l’uomo, in quanto per natura inferiore e quindi invidioso, volle sottomettere e poi sopprimere le donne. Usando il raziocinio, questo risulta un fatto irrealistico, oltre che sessista e che ha fomentato per anni l’odio nei confronti degli uomini da parte delle donne che ora si sentono in diritto di attaccarci, criticarci, accusarci di sessismo e incolparci di fatti che, non solo non abbiamo commesso noi perché non eravamo ancora nati, ma che non sono mai accaduti. Si noti anche come i siti realmente antisessisti che dicono che “la violenza non è SOLO maschile” vengono definiti maschilisti da associazioni faziose e integraliste come la U.A.A.R. (e io non sono certo credente).

Si noti, infine, come chiunque gridi al sessismo quando si fa una battuta o una critica riguardo una donna singolarmente, come ad esempio, accadde con la Bindi e altre donne della politica, ma non succeda lo stesso quando si chiamano “nani” Berlusconi e Brunetta o si prenda in giro Fassino per il suo fisico e il suo aspetto o si passi sopra l’ironia misandra e si polemizzi soltanto su quella misogina; si noti come esistono associazioni di sole donne che escludono gli uomini, ma non esistano associazioni che escludano donne; si noti lo scarso interesse del femminismo mostrato finora nei confronti dei problemi maschili e anzi le proteste riguardo l’affido condiviso e i diritti dei padri separati e, in generale, degli uomini. Si parte dal presupposto ingiusto e discriminatorio che parlare dei problemi femminili sia giusto e parlare di quelli maschili sia maschilista. Se questo non è sessismo femminile nei confronti dei maschi, vuol dire che il sessismo femminile non esiste, ma questo sarebbe un pensiero ancora più sessista. Viene quindi a crearsi un paradosso: spesso, quando una mente semplice e poco colta identifica il femminismo come l’antipodo del maschilismo, le persone più colte fanno notare che ha torto e che sta ragionando in modo semplicistico, basandosi sul nome; ma paradossalmente, proprio le persone meno colte, pur ragionando (o forse, in questo caso, proprio per questo) semplicisticamente – a dispetto di ogni vocabolario ed enciclopedia -, hanno ragione. Se vogliamo porre fine alla guerra tra i sessi, bisogna quindi dire basta al femminismo e vedrete che sparirà anche ogni traccia di maschilismo e infine ritornare a parlare dei problemi veri e seri dai quali la guerra dei sessi ci distrae ogni giorno.


Fonte dell'articolo:
selacapo.net


Altri articoli interessanti:

6 commenti :

  1. Il solito ed etermp dovode et impera. movimento che spesso viene considerato pacifico, paritario e liberale, mentre in realtà è solo sessista, crudele e disumano
    HAI RAGIONE e farlocchi sono tutti i movimenti che fanno distinzione, di cosa poi in un paese alla deriva si dovrebbe fare distinzione?
    Eppure il fanatismo, fratello dell'ignoranza, continua a mietere vittime e sino a quando non si impegneranno in temi "superiori" non abbiamo speranza!
    Come mai che in Spagna, dove la gente si bacia ovunque e scopa più di qua, in un anno non ho visto movimenti femministi?
    Vuoi che, cme al solito, la soluzione parta da una buona scopata?
    hahahahahahaha
    the son of flowers lo dicevano ....
    Ciao

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il fatto è che loro - le femministe si difendono con varie etichette come: antisessiste, paritarie, liberali, peace&love, pacifiste... ecc.

      Non esiste un femminismo buono perchè se già dall'inizio ipotizzò il fatto che l'uomo ha sempre oppresso le donne riscrivendo la storia, da ciò un movimento pacifico non può semplicemente nascere.

      E' paradossale il solo fatto che si faccia questo tipo di distinzione, che si parli di sessismo, di violenza, quando sono loro stesse a usare violenza psicologica, verbale sfruttando gli strumenti dei mass media.

      Si parte semplicemente dal presupposto che l'uomo sia violento e la donna paficica. Come mai tale idea non è considerata da loro stessi sessista? Semplicemente perchè sono loro i sessisti e quando accusano gli altri non fanno altro che proiettare i propri rancori, le proprie mancanze e la propria ipocrisia verso chi considerano pericolosi.

      Purtroppo questo fenomeno sta peggiorando sempre di più. Vedi le leggi a favore delle donne e a discapito degli uomini(la convenzione di istanbul inclusa), vedi le quote rosa, le nuove leggi che stanno uscendo come ad esempio la censura del film "Il profumo:la storia di un assassino".

      Elimina

    2. A Commento del livoroso e disinformato articolo del sig. Domenico Esposito Mito:
      Il femminismo non è un movimento anti-uomo, ma la ribellione al patriarcato che, grazie agli stupri etnici con cui si sono diffusi i figli illegittimi della Bibbia (Cristianesimo e Islam), hanno genocidiato il mondo dall’Australia al Canada, passando per i corpi delle native delle Americhe, delle Australiane e delle Africane. Corree di questa cancellazione di qualsiasi cultura matriarcale e civile sono state ovviamente le capò-mogli dei negrieri, dei colonizzatori e di tutti gli usurpatori di corpi innocenti.
      Il che non toglie che anche in tali continenti preesistessero e perdurano anche modelli patriarcali.
      Ancora oggi infatti tutte le “sottomesse”, appartenenti sia alla genealogia dell’incesto trans dell’invidia dell’utero (Adamo che ha fatto Eva e se l’è fatta), sia alla sottomissione delle culture patriarcali, si oppongono alla dignità e riconoscimento della donna, in quanto persona.
      L’uomo viene degradato a “maschio” quando i suoi stessi comportamenti lo degradano a bestia (lo stupro, la gelosia possessiva della bestia che, dubitando della paternità della prole, uccide la moglie, cioè la donna in quanto donna, perché ritenuta di sua proprietà - “non desiderare la donna d’altri”).
      Il mito fondatore dell’Italia è il “Ratto delle Sabine”, cioè uno dei più efferati crimini di guerra: lo stupro etnico.
      Benché le donne avessero combattuto al fianco dei Risorgimentali e dei Partigiani in difesa della libertà e della patria, la Patria le ha tradite relegandole e a fattrici-cavallette, vespasiane degli avanzi della sborra avanzata dai bordelli.
      Quando le suffragette si battevano per il voto, anche con lo sciopero della fame, erano intubate e nutrite forzatamente come isteriche e si delegava ai mariti il segregarle a casa e picchiarle.
      Le donne consapevoli della loro storia sono coscienti della difficile attribuzione dell’origine dell’8 marzo quale data di commemorazione e celebrazione dei diritti acquisiti dalle donne dopo secoli di roghi di streghe, di espoliazione di dignità e prevaricazione (citando un articolo di un sito femminista:_L’origine della festa è controversa, 1910 - 2^Conferenza dell’Internazionale socialista di Copenaghen, Rosa Luxemburg propose di dedicare questo giorno alle donne. O fu una proposta di Clara Zetkin, su “Die Gleichheit”, il giornale di cui era direttrice; 19 marzo 1911 fu ufficializzata a livello internazionale.).
      Intitolarlo a una strage di operaie, immigrate europee, avvenuta per il rogo di una fabbrica di New York, è un’attribuzione apocrifa data dagli uomini per vittimizzare le donne come indifese, invece che protagoniste, in grado di rivendicare, in prima persona, l’emancipazione dall’assoggettamento alla prevaricazione patriarcale.
      La maggior parte degli uomini, degni di chiamarsi tali, sono infatti femministi, perché se la donna è sminuita a bestia da monta e da riproduzione e/o a bambola erotica, a cui viene preclusa l’istruzione, i diritti umani e civili, anche l’uomo ne è degradato e i rapporti umani non potranno che essere di reciproca manipolazione e sopruso, come lo sono quelli tra schiavo e padrone.
      Gli esseri umani sono esseri umani e chiunque ha il diritto di realizzarsi al massimo delle sue potenzialità, secondo la propria individualità.
      Soltanto combattendo gli stereotipi, che danneggiano tanto l’uomo quanto la donna, e riconoscendo che l’autodeterminazione è consustanziale all’essere un essere umano e, quindi, consentendo a ciascuno di godere dei diritti umani e civili, l’accessibilità all’istruzione, alle professioni, e alla autorealizzazione si supererà la speciosa subordinazione della donna al maschio che, sottomettendola, nega la sua stessa umanità, declassandosi a bestia ferina.
      Che poi alcune estremiste, versione intellettuale di quello che sono i black-block nelle manifestazioni,” infiltrati”, sfruttino tale movimento per sfogare il loro risentimento vendicativo, non può essere strumentalizzato a delegittimazione dell’intero movimento.





      Elimina
  2. CLAP CLAP CLAP!!!
    Applausi a scena aperta!
    Sottoscrivo quasi tutto.
    Solo su una cosa non sono d'accordo: In senso linguistico, il maschilismo è esaltazione del maschile, ma ciò in se non da COLPE al genere femminile. Femminismo invece significa esaltazione delle femmine comunque esse siano. Il maschilismo, inteso col suo significato etimologico, è eticamente infinitamente migliore del femminismo, proprio per questo!
    Diversa è la misoginia. Essere misogini non significa essere maschilisti, come essere maschilisti non significa essere misogini. Alle femministe fa comodo fare confusione sui termini. Infatti, alla fine la parola Maschilismo, viene inventata e poi usata dalle femministe, come parola valigia per stiparci tutto quello che da loro fastidio. A cominciare dall'esaltazione della maschilità, fino a tutto il resto. Allo stesso tempo, femminismo significa tutto ciò che piace alle donne che pronunciano tale parola. Comunque questo giornalista mi piace.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo conoscevi già Domenico Esposito Mito?

      Elimina
    2. No, non prima di leggerlo qui. Grazie di avermelo fatto conoscere.

      Elimina

NOTA IMPORTANTE:
Firmarsi è segno di educazione!