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4 aprile 2013

Violenza fisica: piccola esperienza

Ricordo che da piccolo mi è stato insegnato di non usare la violenza, soprattutto quella fisica. A dire il vero, veviva un po' anche da se il rendermi conto che quella strada fosse sbagliata. Ovviamente il concetto di violenza in genere è molto difficile da capire, visto che non si capisce sempre se una persona la usa o meno, spece se si tratta di violenza psicologica, come ad esempio quella di molti professori nei confronti degli studenti, o dei genitori verso i propri figli, ma anche il contrario.

[cielo, montagne e neve]


In ogni caso partirò da quella fisica, raccontando un po' la mia esperienza.

Dalle elementari l'ho usata prevalentemente in casi di autodifesa, tranne alcuni particolari. Diciamo che la violenza era una cosa semplicemente inevitabile, soprattutto per il contesto in cui si viveva. Man mano che si matura, si rende conto dell'inutilità della forza fisica applicata con scopi di scontro, e per fortuna ero riuscito a capirlo. Il punto è che tali situazioni possono essere risolte anche a parole: ovvio e semplice ma molto importante.

Nella scuola in cui studiavo, ogni anno era come una tradizione il dover fare a botte con qualcuno, spesso senza volerlo, ma forse anche per sfortuna. Io ero abbastanza pacifico: se non mi toccava nessuno, non lo facevo nemmeno io. Purtroppo a volte si era semplicemente costretti di mettere le mani adosso, non per attaccare, ma al contrario per difendersi. Infatti questa cosa non mi era chiara: la risoluzione dei problemi usando come mezzo i pugni. Questa cosidetta "attività" veniva praticata da molti ragazzi della mia età. Probabilmente lo facevano per attirare l'attenzione delle femmine, oppure perchè non si sapevano controllare. Da quel che so io c'erano poche femmine ad interessarsi di simili particolari, anche perchè alla fine anche tra di loro stesse si trovavano quelle che picchiavano, anche se non così spesso come invece succedeva tra i maschi. Magari se arrivavi un giorno col livido sulla faccia, ti chiedevano che era successo, ma dopo non è che si arrivava a diventare amici per quel motivo. In fin dei conti eravamo anche piccoli, 12-13 anni come età.


[sesso/amore tra uomo e donna nel letto]

Io ero un tipo abbastanza sensibile e forse fragile. Sensibile perchè percepivo in fondo i sentimenti che per altri erano spesso nascosti e irrilevanti. Fragile perchè potevo facilmente scoppiare in lacrime, e visto il contesto, per un ragazzo ciò era letteralmente inaccettabile. In molte situazioni non mi sentivo a mio agio. Infatti proprio perchè non ero come tutti gli altri, spesso mi capitava di avere conflitti.

Un classico esempio del perchè possa nascere un malinteso è la mancanza di "rispetto"(che spesso non è proprio rispetto ma stima immeritata) verso uno o più compagni della mia età o più grandi. Ricordo che un giorno mi trovavo in una classe da un mio amico, stavamo parlando. Una volta deciso di andare nella mia classe, apro la porta, ma sento qualcuno chiuderla con forza quasi sentendomela arrivare in faccia. Certamente non vidi chi è stato ed iniziai a dire parolacce, dando dello stronzo a chi aveva chiusa la porta. A quel punto sono uscito in corridoio e vedo i tipi di cui uno chiuse la porta avvicinarsi a me. Erano tutti più grandi di me: uno era un po' più basso, l'altro più alto ed il terzo più o meno della mia altezza. Quello più basso era appunto colui che chiuse la porta. Vidi che si avvicinarono a me ed iniziarono a trascinarmi per il pavimento del corridoio. Due mi tenevano ed il terzo, quello basso sì fermò e mi tirò un calcio in faccia. Istintivamente mi è venuto di tirargli un pugno, e lo feci, quasi per automatismo. Per fortuna ero di corporatura più grande e lui si spaventò. Continuava però a guardarmi con i suoi occhi, mentre i suoi amichetti mi stavano intorno. Decise quindi di dirmi: "Il prossimo intervallo esci fuori, di fronte allo stadio!"


[campo sportivo, prato per il calcio]

A quell'epoca quando qualcuno ti chiamava a fare a botte era sicuramente un modo per dimostrarti di essere più forte o figo di te. Tenendo però conto che a me non serviva ne l'una ne l'altra cosa, io avrei potuto rinunciare, ma c'era un particolare che poteva influenzarmi in modo negativo: i pregiudizi delle persone. Si rischiava molto, e non solo dal punto di vista morale, ossia di essere considerato codardo o fifone, ma anche dal punto di vista pratico, perchè era possibile trovarsi tra qualche giorno sotto casa propria altri 5-10 amichetti del tipo in questione. Dunque, nella mia mente mi ero creato l'idea che era meglio uscire piuttosto che fuggire. Non sapevo chi ci sarebbe stato lì o se potevo uscire senza traumi o no. In fin dei conti decisi di farlo.


[ragazzi/maschi/uomini che si picchiano]

Tra qualche mezz'oretta usciamo io e mio amico insieme: io per combattere, lui per risolvere altri problemi con un altro ragazzo. Vediamo una cosa scioccante: 15-20 persone erano lì ad aspettare lo "show". Vidi che tra gli "spettatori" c'erano anche molti degli amichetti del soggetto di cui parlavo, ma presi un po' di coraggio e mi avvicinai a lui.
Queste erano le mie parole: "Ascolta, siamo ragazzi grandi. Perchè dobbiamo romperci le ossa per un semplice malinteso? Facciamo che tu chiedi scusa a me ed io a te, andandocene alle lezioni." Non mi rispose, infatti non aspettavo molto da lui. Non mi guardava nemmeno. Ad un certo punto girai la testa e vidi un altro mio amico che stava arrivando. Me ne ero accorto solo dopo di un errore, di essermi girato io. Il tipo cercava solo il momento adatto per attaccarmi. Quindi appena girai la testa, sentii un colpo sotto la mandibola. I colori di quel che vedevo intorno erano cambiati in verde e blu. Caddi per terra, o per il colpo o perchè mi aveva spinto qualcun'altro, non me ne ero accorto. Vidi subito il ragazzo avvicinarsi a me e tirarmi dei calci in testa, per poi arrivare sopra di me, dandomi anche dei pugni in faccia. Per come ero perso riuscivo comunque a difendermi e 2-3 pugni gli diedi sicuramente. Per fortuna erano bastati e dopo ciò lo vidi alzarsi e correre allontanandosi da me. Ricordo una ragazza che usci appena ed iniziò a gridare istericamente, forse perchè si spaventò e dell'altra gente che ci guardava.
Mi ero alzato e andai in bagno per lavarmi. I miei pugni erano in sangue ma non mio. Ebbi una strana sensazione di essermi difeso almeno un po' ma anche di aver vissuto in quel momento qualcosa di anormale. Non piangevo e non mi lamentavo. Sentivo forse anche un sollievo perchè avevo risolto il problema e perchè tutto era passato.


[combattimento aikido, fight e lotta]

I pregiudizi tra le persone a quell'epoca dominavano e fare a botte era praticamente inevitabile: o eri un fifone o uno che se la cava almeno in un qualche modo o un figo pieno di conoscenti che ti paravano il culo. Era un modo per comunicare, per risolvere i problemi, e che a me non piaceva, lo ammetto. Ero semplicemente costretto ad usarlo, perchè un'altra soluzione non ce n'era. Ricordavo poi di esser rimasto per un po' in bagno ed essermi lavato la faccia e le mani. Presto andai a casa, mi misi sul letto, iniziaindo poi a piangere.

Questa è stata una delle mie esperienze nell'ambito della violenza fisica. Vi consiglio di evitatarla al più possibile. Non è una soluzione, almeno se avete la fortua di trovarvi in una società più o meno civile. Tutto ovviamente dipende dal contesto sociale in cui vivete, dalle persone che vi circondano e dal vostro carattere. In fin dei conti, basta che non perdiate il vostro coraggio. Le strade poi ognuno se le trova.

4 commenti :

  1. Ho avuto un periodo un po' down, per questo non ho partecipato alle discussioni, ma questo post mi convince a intervenire.
    Vedi, io sono, e sopratutto ero, un ragazzo molto emotivo. Al contempo sono sempre stato alla ricerca di un equilibrio razionale. Ho capito quasi subito, che le cose che voglio, potrebbero essere totalmente diverse da quelle che dovrebbero essere. In altre parole, io avevo paura di fare a botte perché avevo timore di farmi e fare del male. Se finivo per picchiarmi con qualcuno, facevo sempre molta attenzione a dove mettevo le mani, perché, anche grazie alla mia cultura più matura, credevo che se avessi colpito un orecchio nel modo sbagliato avrei potuto rendere sordo qualcuno, oppure avrei potuto renderlo sterile se avessi colpito i testicoli. Ero terrorizzato da queste eventualità. Ovviamente credevo che potessero fare la stessa cosa a me. Se ragionassi tentando di giustificarmi direi che questi miei sentimenti erano, e sono ancora, giusti, e la violenza è da pezzi di merda, ma io non ragiono così. Esiste un senso profondo e antico nelle cose, compreso anche nella violenza. Io voglio rispettare questo senso a tutti i costi. Quindi non sono contro a violenza, e reputo l'incapacità di fare a pugni per un ragazzo, un difetto, anche piuttosto grave. Questo è contro di me, ma io sono sempre alla ricerca della verità. Se questa fosse che è giusto uccidermi come un vitello, io accetterei che questa è la verità, poi naturalmente seguirei il mio istinto di sopravvivenza. Non credo che questo sia incoerente. Una cosa è la verità l'altra quello che noi vogliamo. A volte le due cose coincidono, spesso non succede. Che ne pensi?
    PS
    È un po' tardi e non riesco a esprimere tutto quello che vorrei. In un momento migliore chiarirò alcune cose. Fammi domande se ti va, mi aiuteranno a esprimermi meglio.

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  2. Ciao Ypsilon.
    Fa niente, se non scrivi da tanto. Ognuno lo fa quando meglio crede. Anch'io avevo un periodo in cui non scrivevo proprio articoli, per mancanza di ispirazione...
    Infatti non si capisce cosa sostieni? Però il sentimento di cui parli mi è conosciuto. Penso tu ti riferisca anche alla giustizia, all'onore, all'onestà che ormai sta sparendo dalla faccia della Terra.
    Di onesta, almeno io quando ero piccolo non ne ho vista tanta, quasi tutti infatti se facevano a botte(cosa "normalissima" a quell'epoca e in quel ambiente in cui sono cresciuto) lo facevano per fare del male ad altri, per dimostrare di essere chissà cosa ma mai per risolvere un problema vero e proprio. Giuro che ce n'erano anche di ragazze che lo facevano. Anche oggi a volte sfoglio qualche giornale di quelle parti dove vivevo e mi capita anche di guardare dei video. Una volta ricordo di aver visto uno dove una ragazza picchiava un'altra ma con una crudelà che manco puoi immaginare e fidati, nelle femmine del senso di onestà, onore e giustizia non se ne può parlare perchè quando le vedi violente, sono molto più crudele dei maschi. Il concetto di giustizia alle femmine è più difficilmente accessibile che ai maschi perchè se sentono un'emozione si lasciano trascinare nella maggior parte dei casi, mentre i maschi cercano di sopprimere ciò che sentono. Sul motivo non approfondisco... ci vuole parecchio tempo.
    Comunque, sul fatto che la violenza di per sè sia da pezzi di merda potrei concordare, ma allora dovremmo prendere in considerazione anche i motivi della violenza, le sue cause e il tipo.
    Io non sopporto la violenza e considero che chi la pratica senza avere dietro un motivo valido come l'autodifesa, la difesa di qualcun'altro, un brusco stato emotivo incontrollabile... è un codardo. Ossia quando fai qualcosa pur essere consapevole del fatto che quella persona non può ribellarsi. E' diffuso sia nei bulli, sia nelle discussioni verbali, sia nei discorsi che può fare un politico, sia nella legislazione, sia in tribunale quando uno subisce una condanna di cui non è colpevole. Tutti questi secondo me sono forme di violenza, ma violenza codarda, non semplicemente reazione all'ingiustizia.

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    1. Intendo semplicemente, che un vero uomo fatto e finito, è una persona che non è limitata nelle sue azioni dalle proprie emozioni, ma solo dal suo credo. Non saper fare una cosa per paura o per impressionabilità, è per un uomo, un difetto gravissimo. Possono esistere dei credi, per me condivisibili, e altri non condivisibili, ma essere o non essere virili, secondo me, deriva proprio dall'autocontrollo e dall'autodisciplina che supera le emozioni. Cosa diversa invece, sono i sentimenti come l'amore o l'odio che, a mio parere, non sono svirilizzanti. Si può essere cattivi o buoni e essere ugualmente uomini veri, secondo me.
      Scrivi:"Io non sopporto la violenza e considero che chi la pratica senza avere dietro un motivo valido come l'autodifesa, la difesa di qualcun'altro, un brusco stato emotivo incontrollabile... è un codardo." Siamo in parte d'accordo, infatti ti invito a riflettere, che è quasi sempre il debole che rompe le scatole, non il forte. Se sei e ti senti forte, sei anche in pace, non hai paura, e quindi non rompi. Si può essere forti nei muscoli ,ma non nell'anima, per questo esiste il bullismo. Infondere paura agli altri, può infondere coraggio a se stessi.

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    2. Eheh, infatti volevo aggiungerlo pure io. Esiste una bella differenza tra queste due forze: fisica e dell'anima ;)

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