Pessimismo, ottimismo e realismo; sono i punti di vista di base degli esseri umani, ossia i modi in cui ognuno di noi percepisce la realtà. Qualcuno pensa in un modo, l'altro nell'altro, questo vuol dire che siamo tutti diversi ed è normale.
Chi mai ha pensato che prendere uno di questi punti di vista voglia dire limitarsi, o magari non avere la visione completa della realtà? Molti sono addirittura giudicati per questo ed a loro viene detto che essi non vogliono conoscere la verità.
A volte poi viene detto che conoscere la verità fa male, per cui ogni realista è automaticamente considerato anche pessimista. Ma quale verità? Ce n'è una sola, o forse di più?
Credo che tocchi ad ognuno di noi scegliere il proprio punto di vista, spesso a seconda della propria storia e situazione attuale, personale, sociale.
Penso che il realismo sia qualcosa che sta in mezzo, mentre il pessimismo e l'ottimismo agli estremi.
La cosa più irritante però, è vederli in conflitto. Mentre ognuno di loro cerca di dimostrare la propria tesi, gli esseri umani che non si pongono domande si godono tranquillamente la vita, senza farsi problemi del genere. Forse a loro, ai comuni umani, ciò sembra inutile?
Ma da una parte comunque qualcosa di saggio in tutto questo c'è, nel rifiutare a volte di farsi domande.
Di solito quelli che creano polemiche sono i realisti ed i pessimisti. Gli ottimisti evidentemente non ne avrebbero bisogno, a loro le risposte ai quesiti che si pongono gli altri delle categorie restanti, non servono.
Forse a loro non interessa tutto ciò perchè sono fatti in un altro modo, non avendo bisogno di sapere e ragionare per essere felici... ed è qui che nasce la disputa.
I pessimisti invece sono in una continua battaglia con la realtà. Essa a loro fa riflettere, soffrire, farsi delle domande. Sono dei titani, combattono sempre, anche se a volte sembrano deboli, ma profondamente non lo sono e non lo saranno mai.
Che cosa è l'ottimismo? Perchè secondo alcuni, essere ottimisti vuol dire essere ingenui e inconsapevoli?
Forse l'ottimismo sarà una specie di atteggiamento vitale in cui uno non è consapevole del male che la vita può generare e portargli. Sicuramente vivrà nei sogni e cercherà di godersi ogni momento, dimenticando quelli brutti. Ma è giusto vivere così? E chi lo decide, se non la persona stessa che vive la sua vita... perchè dobbiamo insomma preoccuparci noi di questo... non ne capisco proprio il senso.
Personalmente non saprei dire a quale categoria appartengo. Forse a tutte e tre un po', dipende comunque dall'umore e dall'energia che mi resta per vivere e dare agli altri ciò che vorrei che mi fosse dato in risposta.
Forse mi considero di più pessimista, e per questo non mi dispiace. Nelle mie riflessioni si nota un continuo contrasto con la realtà, con ciò che a me fa soffrire. Non so poi se è la depressione a contribuire a tutto questo ed avermi influenzato in questo modo.
Magari un giorno sarò capace di cambiare parere, ma considero sbagliato il dire che un certo atteggiamento per la vita, per la propria esistenza sia meglio o addirittura superiore.
Ci vuole saggezza, ci vuole amicizia e speranza per poter vivere insieme, senza rancore e sopratutto con amore.
Infine credo che ognuno di noi possa scegliere la propria strada e sopratutto ne ha il completo diritto.
Chi mai ha pensato che prendere uno di questi punti di vista voglia dire limitarsi, o magari non avere la visione completa della realtà? Molti sono addirittura giudicati per questo ed a loro viene detto che essi non vogliono conoscere la verità.
A volte poi viene detto che conoscere la verità fa male, per cui ogni realista è automaticamente considerato anche pessimista. Ma quale verità? Ce n'è una sola, o forse di più?
Credo che tocchi ad ognuno di noi scegliere il proprio punto di vista, spesso a seconda della propria storia e situazione attuale, personale, sociale.
Penso che il realismo sia qualcosa che sta in mezzo, mentre il pessimismo e l'ottimismo agli estremi.
La cosa più irritante però, è vederli in conflitto. Mentre ognuno di loro cerca di dimostrare la propria tesi, gli esseri umani che non si pongono domande si godono tranquillamente la vita, senza farsi problemi del genere. Forse a loro, ai comuni umani, ciò sembra inutile?
Ma da una parte comunque qualcosa di saggio in tutto questo c'è, nel rifiutare a volte di farsi domande.
Di solito quelli che creano polemiche sono i realisti ed i pessimisti. Gli ottimisti evidentemente non ne avrebbero bisogno, a loro le risposte ai quesiti che si pongono gli altri delle categorie restanti, non servono.
Forse a loro non interessa tutto ciò perchè sono fatti in un altro modo, non avendo bisogno di sapere e ragionare per essere felici... ed è qui che nasce la disputa.
I pessimisti invece sono in una continua battaglia con la realtà. Essa a loro fa riflettere, soffrire, farsi delle domande. Sono dei titani, combattono sempre, anche se a volte sembrano deboli, ma profondamente non lo sono e non lo saranno mai.
Che cosa è l'ottimismo? Perchè secondo alcuni, essere ottimisti vuol dire essere ingenui e inconsapevoli?
Forse l'ottimismo sarà una specie di atteggiamento vitale in cui uno non è consapevole del male che la vita può generare e portargli. Sicuramente vivrà nei sogni e cercherà di godersi ogni momento, dimenticando quelli brutti. Ma è giusto vivere così? E chi lo decide, se non la persona stessa che vive la sua vita... perchè dobbiamo insomma preoccuparci noi di questo... non ne capisco proprio il senso.
Personalmente non saprei dire a quale categoria appartengo. Forse a tutte e tre un po', dipende comunque dall'umore e dall'energia che mi resta per vivere e dare agli altri ciò che vorrei che mi fosse dato in risposta.
Forse mi considero di più pessimista, e per questo non mi dispiace. Nelle mie riflessioni si nota un continuo contrasto con la realtà, con ciò che a me fa soffrire. Non so poi se è la depressione a contribuire a tutto questo ed avermi influenzato in questo modo.
Magari un giorno sarò capace di cambiare parere, ma considero sbagliato il dire che un certo atteggiamento per la vita, per la propria esistenza sia meglio o addirittura superiore.
Ci vuole saggezza, ci vuole amicizia e speranza per poter vivere insieme, senza rancore e sopratutto con amore.
Infine credo che ognuno di noi possa scegliere la propria strada e sopratutto ne ha il completo diritto.
C'è un'altra corrente di pensiero, certamente altrettanto teorica, che classifica il carattere delle persone dall'elemento predominante, oppure dalla miscela di due o di tutte e tre gli elementi, e cioè:
RispondiElimina1) sanguigno = istintivo, irriflessivo, pronto a scattare, violento, ecc.
2) melanconico = propende alla tristezza, sensibile, riflessivo, altruista, pessimista, ecc.
3) pragmatico = calcolatore (in buona o in mala fede), razionale, pratico, ecc.
Grazie del suggerimento Vince :)
RispondiEliminaSinceramente non pensavo entrassero nella stessa clissifica.
E tu in quale ti ritrovi?
Comunque Jan, è sempre una classificazione incompleta, teorica e adattata quella tendente a valutare con sistemi simili il carattere di una persona. Anche perché gli attributi che ho passati, per ciascuno dei tre punti, lasciano il tempo che trovano. Pensa invece ai tre punti, cioè: sanguigno, melanconico e pragmatico, e adattali da soli senza definirli alle caretteristiche di una persona. Ti accorgerai che da soli (o miscelati) questi si presteranno ad un mare di casistiche: è come un gioco di prestigio. Io, ad esempio, mi potrei collocare ad un miscuglio dei tre punti, ciascuno con una sua propria misura.
RispondiEliminaCredo proprio di sì.
RispondiEliminaE' una cosa simile all'oroscopo anche se una parte di verità c'è.
Grazie per avermi risposto Vince ;)