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26 novembre 2011

Direttrice di centro anti-violenza rivela perché si è dimessa

I centri anti-violenza sono circondati da un’ombra di segretezza.  Abbiamo già pubblicato testimonianze di donne che rimpiangono di esserci andate, e bambini che rimpiangono di esserci stati portati.  Ora la direttrice di uno di questi centri racconta che quando il centro è progressivamente caduto nel femminismo (lesbismo, aborto, immigrazione clandestina) ha preferito dimettersi.


[centri antiviolenza per donne e bambini, vittime di violenza]

L’intervista è tratta da MediaRadar, che informa che la signora ha chiesto l’anonimato temendo di poter subire ritorsioni personali:
Il centro non aiutava gli uomini vittime di violenza, anche quando subivano abusi simili a quelli subiti dalle donne; gli uomini venivano indirizzati alla locale stazione di polizia.
Il nostro personale era composto di una trentina di persone; avevamo un numero simile di volontarie, soprattutto donne con precedenti storie di abuso.  A volte erano più un problema che un aiuto in quanto ancora coinvolte nei loro problemi personali.  Non le pagavamo, ma il centro riceveva fondi per i loro servizi.
Si crede che le donne in un centro anti-violenza siano vittime di gravi abusi, sanguinanti e ammaccate.  Da noi solo una donna su 10 aveva avuto problemi di violenza fisica.  Una simile piccola frazione aveva subito minacce.
La grande maggioranza erano lì perché sostenevano di aver subito abusi verbali o psicologici.  Non verificavamo le loro storie, credevamo a quello che dicevano.  Senza dubbio alcune donne, molte sostenute dall’assistenza sociale, ingannavano il sistema per beneficiare dei molti servizi che offrivamo.
Quando iniziai a lavorare il centro rispondeva a standard professionali ed i servizi offerti erano valutati con regolarità.   C’era un’atmosfera di altruismo, di aiutare vittime.
Ma con gli anni ho visto un grosso cambiamento.
Il centro è diventato più orientato ideologicamente.  Abbiamo iniziato a sponsorizzare questioni lesbiche.  Le residenti che aspettavano un bambino venivano edotte delle difficoltà ed incoraggiate ad abortire.  Per accogliere immigrate illegali, smettemmo di richiedere documenti di identità.  Ma a questo punto uno inizia a chiedersi con chi ha a che fare.
Il personale aumentò, ed aumentarono le loro enumerazioni.  Calcolai che media erano assenti 60 giorni all’anno, fra vacanze, feste, malattie.  Dopo un po’era impossibile avere un gruppo coeso.
 I controlli diminuirono, il centro perse la sua attrattiva.  C’era poca professionalità.
Fu a quel punto che mi dimisi.
Fonte dell'articolo: Centri Anti-Violenza

1 commento :

  1. Bene, un'altra donna che si ribella a questo schifo. La aggiungerò al mio topic. Per fortuna non sono tutte come quelle complessate femminaziste.

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