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13 maggio 2013

La normalita' che non esiste

Il desiderio di essere liberi, privi di preoccupazioni e pensieri negativi, forse è un desiderio banale. Ma quanti di noi dipendono da tutto quel che succede durante il giorno; da tutte le persone che ci vogliono male, da tutte le situazioni in cui ci sentiamo bombardati dai pareri altrui, dalla moda, dalle critiche, dalle chiacchiere.
Forse alcuni si chiedono in mente “Ma quando cavolo finirà tutta questa fretta, tutto questo casino, tutta questa merda?!

[a questa normalità preferisco la follia]


Può darsi che pochi avevano voluto avere questo tipo di pensieri, ma di sicuro il discorso non è così banale come sembra e lo si capisce abbastanza. Oserei obiettare che molti di noi questi pensieri ce l'avrebbero se non li nascondessero. Li camuffiamo quando andiamo al lavoro, quando studiamo, quando compiamo delle mansioni lavorando in casa o in altri posti. La vita odierna è costruita anche di impegni, che a loro volta ci fanno dimenticare di alcune cose e domande essenziali della vita stessa.

E' probabile che tutti questi pensieri e sentimenti possano nascere da una profonda sofferenza, da una vita difficile. Ma che cosa è una vita difficile? A che cosa potremmo paragonarla per avere una risposta certa? Di sicuro ci sarà troppa differenza tra gli esseri umani per comprendere questo fatto. Differenze al livello finanziario, culturale, religioso o politico. E questo ci divide, rendendo molti di noi egoisti, avidi, insensibili, confusi. Possiamo altrettanto essere diversi dal punto di vista emotivo. Quando ad esempio ci sentiamo arrabbiati e sentiamo di essere gli unici al mondo, mentre ciò non è proprio vero. I nostri sentimenti ed emozioni sono soprattutto soggettivi. Allora, chi mai potrà capirci meglio, se non noi stessi.

Una cosa è certa, la presenza delle emozioni è comune a tutti noi, ma il modo in cui le viviamo è diverso e cambia. Spesso dietro un sorriso può nascondersi un profondo dolore. La luce può sembrare scura e la vita terrena un inferno. A quelli d'intorno possiamo sembrare normali, mentre non ci sembra di esserlo proprio. La soggettività quindi, è una cosa inevitabile, un modo di esistere, che ognuno di noi ha e che è diverso da una qualsiasi altra cosa che uno o più di noi possono vivere, provare o sperimentare.
Tutti siamo soli, anche quando ci sembra di non esserlo. In caso contrario è solo una nostra illusione, che permette a molti di noi esclusivamente di sopravvivere e dimenticare dell'isolamento, delle riflessioni, dei rimorsi, dei nostri peccati.
Nessuno di noi è normale, perchè la normalità non esiste e non è mai esistita. E' solo una nostra invenzione per vivere ed essere come tutti gli altri.

12 commenti:

  1. Ciao,vedi penso che dipendere da quello che ci succede durante il giorno sia appunto "normale",xchè ci confrontiamo,ci giudicano e giudichiamo,il problema consiste nel quanta importanza noi diamo agli altri,quanto x noi sia importante il giudizio degli altri.
    Lasciarsi condizionare dal parere altrui,vivere sentendosi continuamente analizzato o nn all'altezza ci fa stare male, x cui credo che bisogna avere un equilibrio e soprattutto una grande maturità e sicurezza nel cercare quanto + possibile di essere se stessi.Sai,penso che aspettare che siano gli altri a far smettere tutte quelle cose che provocano ansia, delusione, rabbia...penso che sia un'utopia,dobbiamo trovarlo dentro di noi il modo di dire alt,se una persona nn può permettersi ad esempio delle determinate cose a livello economico e chi le sta a fianco lo fa notare..bene allora in base alla sua maturità e sicurezza tale persona si sentirà normale o no.Nn possiamo stare a dare la colpa agli altri,la normalità deve essere quello che ci fa stare bene.
    Nn sono d'accordo quando dici che siamo soli anche quando crediamo di nn esserlo,ti sbagli,nn lo siamo xchè c'è sempre qualcuno che ci vuole bene e ti assicuro che i rimorsi ,le sofferenze ed altro ancora,diventano molto ma molto + leggeri se hai qualcuno che ti ascolta e quel qualcuno c'è sempre,certo nn si potrà pretendere che ti risolva il problema,ma il fatto che esista e si preoccupa x te,fa stare bene.
    Buona serata
    LO

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    1. Grazie Lorella per i tuoi pensieri.
      Sai cosa intendevo con l'essere soli?
      Volevo dire questo: ognuno di noi vive, studiando, lavorando o facendo altro. Nella vita di tutti i giorni abbiamo bisogno di qualcuno. Ma se questo qualcuno non c'è, alcuni si possono sentire ugualmente a quelli che quel qualcuno ce l'hanno. Ciò vuol dire che una persona che ha molti amici, parenti, ecc può sentirsi sola, così come uno che non ne ha può sentirsi non solo.
      Capisci cosa intendo? E' una questione mentale, non fisica. Sì, il confronto ed altre cose servono per crescere, non dubito. Ma in fondo quel che rimane di noi, la nostra personalità, quel che abbiamo fatto durante la nostra vita è qualcosa che appartiene a noi esclusivamente. Da qui deriva che siamo soli in questo senso. Siamo soli perchè nessuno può salvarci dal peccato(o pulire il nostro karma).

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  2. Normale è un concetto della statistica. Se con normale intendi, "come deve essere", allora esiste solo un modo per verificarlo, cioè, stare bene e far stare bene. Quindi sono d'accordo con Lo. Esiste una frase di un Dalai Lama che dice: "Se non puoi foderare il mondo di cuoio allora metti i sandali". Bisogna fare un lavoro esclusivamente su se stessi per essere felici, ma combattere contro i soprusi ingiustificabili nei nostri confronti, mi sembra una cosa buona. Comunque la comprensione esiste, e la comunicazione non verbale e il sistema delle emozioni sono studiate da tanti anni. Siamo meno unici e speciali di quanto non sembri. Il motivo del tuo dolore, è che non vivi in una società con valori condivisi. Essa non ti da rispetto affidandoti un ruolo preciso, e ti ha dato un padre che non ha saputo fare il padre, e una madre che non ha saputo fare la madre. Il motivo per cui stai male, è la mancanza di vere radici nel passato (anche culturali), di punti di riferimento. Spero che non ti offenderai se ho pensato di poter essere così diretto sulla questione. Il punto è che il tuo problema è condiviso da tanti. Per esempio è anche un mio problema.

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    1. Ti ringrazio per la comprensione, Ypsilon. No, tranquillo, non mi offendo.

      Sono d'accordo che per essere felici bisogna lavorare su se stessi. E' proprio una perla. Infatti è proprio quello che volevo dire, ossia, che dipende da noi come ci sentiremmo, non tanto dagli altri, ma dal nostro modo di combattere.

      Io credo che comunque una persona possa fare tanto in un mondo dove molti si oppongono alle sue idee e ideali. Nonostante ciò, ognuno di noi ha i propri limiti... per quanto possa essere forte, arriverà ad un certo punto dove diventerà debole, privo di forza, volontà e voglia di vivere. Per questo penso che bisogna vivere alcuni momenti come se fossero gli ultimi, chissà cosa potrà succedere un domani...

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    2. Sì Jan, ma io volevo dire, che non è perché siamo diversi e soli che ci sentiamo male in questo mondo, ma piuttosto è perché le regole sociali sono confuse, e c'è una grande confusione anche su come dovrebbe essere la genitorialità. Tu puoi anche illuderti che qualsiasi società produce infelici nella stessa misura della nostra moderno occidentale, e allora fare i discorsi che hai fatto, oppure puoi vedere la lampante verità, cioè che se tu fossi vissuto nel medioevo, con tutto lo schifo di una vita povera, invece che oggi, con una vita da ricco, come quella che bene o male fai, saresti stato probabilmente più felice. Intanto in famiglia vi sareste amati tutti alla follia, visto che non avreste avuto molto altro dalla vita. Ti sembra poco? Inoltre tu avresti fatto subito il lavoro di tuo padre (quale disoccupazione?), trovandoti una donna molto meno rompipalle delle odierne, con la quale avresti creato un forte legame e dei figli. I tuoi figli e tua moglie ti avrebbero rispettato come un nobile, e tu li avresti rispettati come quanto di più prezioso possa esistere. Saresti vissuto in una comunità unita, sentendoti parte del tuo mondo. Ovviamente non sarebbe stato il paradiso, ti sarebbero mancate tutte le comodità e i vantaggi della medicina come gli antidolorifici, ma non bisogna sottovalutare il fatto, che se non hai qualcuno per cui vivere che ti ama e ami a tua volta, che se non hai qualcosa in cui credere e se non ti senti parte del tuo mondo, non sarai mai felice, mentre se non hai ricchezza e comodità, potresti esserlo. Bisogna capire che se fossimo nati in un altra epoca se fossimo sopravvissuti ai primi anni, anche la nostra tempra sarebbe stata diversa. La vita in se non è bella. La sciagura degli esseri umani è quella di capire bene questa verità, ma noi abbiamo cercato di diminuire le difficoltà dell'ambiente, invece di rinforzare noi stessi e il nostro carattere. Se hai il giusto modo di pensare, puoi affrontare persino la morte in pace. C'è gente che è stata capace di affrontare anche la tortura. Le sofferenze moderne, derivano dalla mancanza di rispetto verso alcuni nostri bisogni emotivi, come quello di sentirci parte di una comunità, e dalla nostra mollezza. Siamo viziati.

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    3. Penso personalmente che la ragione di vivere è molto più importante delle comodità e della lunghezza della vita. Vivere molto non è necessariamente vivere felici. Quindi al costo di ammalarmi e sentire dolore, sceglierei piuttosto quel mondo di cui parli.

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  3. Scusami ma cosa vuoi dire:nessuno può salvarci dal peccato?
    Lo

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    1. Vuol dire che ci salviamo noi stessi, nessun'altro nel posto nostro.

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  4. intendevo:quale peccato?

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  5. Capisco "LO"... perché se, infine, volessimo prendere in considerazione il termine peccato nel significato biblico ─ cioè dall'unico libro che analizza perfettamente e completamente tale negativa questione ─ si vedrà che, in realta, non si tratta di un semplice errore, o più errori, sbagli, ecc... ma è una condizione, uno stato... da ciò l'impossibilità di essere perfetti al 100%, da sé stessi, su questa terra. Ecco, allora, che subentra nel tempo "l'Agnello immolato, prima che il mondo fosse", e in Lui sta la risoluzione di tutto! Sì, però non con un colpo di bacchetta magica, ma attraverso la vita e la storia umana ─ dalla quale Dio trascende, ma indirettamente limita gli eccessi ─ e che terminarà con la fine del Male e la vittoria del Bene: Dio-Uomo, nella Sua reale funzione di RE dei RE, Signore dei Signori, per dare il giusto giudizio ai Suoi nemici. La fine dei falsi farisei, gli eletti del dio Denaro, unitamente a tutti i suoi seguaci e venduti adoratori... di Satana, direttamente o indirettamente: tutto fa brodo, quando si tratta di ciò!. I Suoi nemici ─ di carne o meno che siano ─ sono anche i "nemici" di coloro che, dentro il cuore, amano o almeno sono attratti ─ per conformarvisi ─ da giustizia e verità. Ma per poter riguadagnare la parte salvabile dell'umanità di tutti i tempi e luoghi della terra, Gesù è dovuto passare attraverso una vita umiliante e un cruento martirio ( i suoi nemici erano e sono certamente malvagi, ipocriti, empi e spietati più di quanto si pensi (cioè luciferiani e demoniaci dentro) come è facile evincere. È, qui in gioco, il vero stato e la vera condizione perduta dalla notte dei tempi che ─ magari ─ incosciamente desidera l'uomo (maschio e femmina)! Tale, che non ha nulla a che spartire con "karma", "reincarnazione" o altro... legati a riti, sacrifici, e pratiche (che non voglio qui classificare) mistificate ed edulcorate da spiritualismi del caos "tipo New Age", e taciate perché lesive e oltraggiose per la dignità umana. Ho letto tanto sull'induismo, e non solo... per potere ancor più apprezzare l'opera salvifica del Cristo. Com'Egli ─ non quei religiosi, spesso sovvertitori del Vangelo ─ abbia fatto "tabula rasa" di sacrifici umani e animali, prostituzione sacra e non, prostituzione dotale, deflorazione e castrazione rituale, magia nera, bianca, occultismo, stregoneria, idolatria, spiritismo, ecc... per non parlare delle devastanti sovversioni psico-fisiche... L'uomo (maschio e femmina) che aspire al bene, all'amore, alla giustizia, alla verità, ecc. e procaccia tutto ciò... non è quindi "solo" e non si preoccupa se sia o meno "normale"!

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NOTA IMPORTANTE:
Firmarsi è segno di educazione!