Una lettera anonima per una persona che non saprà mai cosa vuol dire essere "in buonafede"
Quando una persona compie, proclama o sostiene le ingiustizie che a lei stessa fanno comodo, mentre moltissima gente la sostengono, quella stessa persona non sente nessun tipo di rimorso. Ed anzi, considera le proprie azioni coraggiose, se non addirittura giuste e nobili. Può darsi che a volte senta dentro una sensazione di pentimento per ciò che fa, ma l'egoismo di quell'essere vince sempre sulla buonafede e rende l'individuo vulnerabile al male.
Aver subito esperienze negative potrebbe autorizzarti quasi a buttar merda su ciò che ti sembra opprimente e malizioso ma soltanto nei tuoi confronti, di altri non te ne importa. Risulta però che cerchi di esprimere la tua sfortuna ribaltandola sugli altri. Ti sfoghi e ti lamenti pensando che poi qualcosa cambi, ma nulla avviene perchè bisogna combattere non solo gridare addosso al male. La violenza, qualsiasi essa sia, non migliererà mai la tua condizione dell'anima, se ovviamente l'anima stessa la possiedi.
Forse portare vari esempi negativi che a te fanno comodo e pensare di poter convincere chiunque grazie all'autocommiserazione di ciò che consideri vero, ti potrà allegerire il dolore. Ma di sicuro ti renderà un essere meschino ed infelice.
Lamentarsi, gridare e godere della soffrenza altrui, ti darà sicuramente l'illusione di essere forte, ma mai ti darà la possibilità di esserlo per davvero, perchè sei debole per natura.
Qual è la soluzione, dunque?
Abituarsi a vivere con ciò che la natura ti ha dato, non pensando a ciò che ti manca, se hai il coraggio.
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