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13 aprile 2016

Il "perchè" dell'Adulto e del Bambino

Gli adulti solitamente si lamentano al fatto che i bambini fanno molte domande. Tra queste la più comune è "perchè?". Ovviamente a lungo andare questa cosa dà sui nervi, ed è normale che ciò succeda visto che non possiamo sapere tutto.


Il perchè è tra i primi indicatori della curiosità da parte del minore verso il mondo esterno. Questa curiosità è la base dello sviluppo cognitivo, non solo nell'infanzia ma anche nell'età adulta. Possiamo dire che quando il bambino fa tante domande alle figure di riferimento è giustificato in un certo senso. Sì, perchè ancora non è capace di rendersi conto di dare fastidio. Ma che cosa succede quando la situazione cambia e si capovolgono i ruoli? Che risultato si ha quando l'adulto prende il posto del minore ed il minore recita il ruolo dell'adulto?

Facciamo un esempio. Un bambino di 4 anni che sa già parlare ma certamente non è ancora in grado di fare dei ragionamenti astratti e di auto-analizzarsi, viene rimproverato da un genitore per un errore commesso. Il bambino si sente in colpa, o perchè ha preso un brutto voto, o perchè ha fatto involontariamente del male a qualcuno, o perchè ha risposto in modo maleducato. A questo punto non basta solo il rimprovero ma arriva anche la punizione, e dopo la punizione, ci sono domande da parte del genitore: perchè? perchè l'hai fatto? perchè sei così? perchè non capisci? perchè non mi ascolti?, ecc...

Ora bisognerebbe capire, ma chi è che fa il bambino e chi l'adulto, anzi, chi è capace di fare il bambino e chi è incapace di fare l'adulto? L'adulto diventa moccioso e il "moccioso" è costretto a prendere il posto dell'adulto. Non è capace però, per il semplice fatto che non è abbastanza maturo. Che cosa succede? Una cosa molto triste. La maggior parte dei bambini in questi tipi di situazioni si sentono repressi, impauriti, senza via d'uscita, inferiori ed incapaci di dare una risposta (perchè non la possono dare).

Il "perchè" del bambino ora diventa superiore al "perchè" dell'adulto, non solo perchè ha un motivo ma anche perchè è dimostrazione di crescita mentale. Il perchè dell'adulto invece è segno di regresso, ignoranza e sadismo (nel caso in cui questo il gioco dei "perchè" lo fa apposta). Il minore probabilmente inizierà ad avere paura di fare domande, e sicuramente ne farà di meno, il suo sviluppo si rallenterà e il suo stato psico-emotivo peggiorerà.

Ci vuole davvero poco per capire la stupidità dell'adulto in questa situazione. Se egli è incapace di rispondere alle domande del minore, perchè mai dovrebbe aspettarsi una risposta da parte del bambino? Certamente esistono tanti fattori e comportamenti del genitore che danneggiano lo stato psicofisico del bambino, ma questo è poco visibile per gli occhi di chi non riesce ad immedesimarsi nel bambino.

2 commenti:

  1. Se andiamo ad analizzare ogni singola coppia di genitori vedremo che tutti commettono degli errori e li commettono continuamente. Ma sai cosa fa la differenza? L'amore che si prova per il proprio figlio. Perché a un bambino non importa nulla del rimprovero o dello sfogo emotivo di un genitore se percepisce da parte dello stesso l'affetto incondizionato nei suoi confronti. Se invece non c'è affetto ogni parola, anche la più gentile, può essere un coltello affilato.
    Saluti.

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    1. Ciao Mr. Loto.

      "perché a un bambino non importa nulla del rimprovero o dello sfogo emotivo di un genitore se percepisce da parte dello stesso l'affetto incondizionato nei suoi confronti."
      Va bene uno sfogo emotivo, una punizione o un rimprovero. Il punto è come sono questi sfoghi? Se lo sfogo è di alta intensità e l'adulto arriva a picchiare il bambino, non mi sembra proprio che il bambino dia importanza ai sentimenti d'amore da parte del genitore. Il bambino non è capace di distinguere il linguaggio verbale (ti amo) da quello non verbale (ti meno). In psicologia questo fenomeno è definito la teoria del "doppio legame".. e si verifica quando c'è un'assimetria nella comunicazione (in questo caso: adulto>bambino), ossia quando c'è qualcuno che detiene l'autorità e consapevolmente o meno comunica in modo ambiguo.

      Sono d'accordo però che anche la violenza psicologica non deve essere sottovalutata. Sicuramente.

      Ciao a te

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