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7 marzo 2016

Senso di colpa e giustificazione

C'è un detto famoso "tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare". Ebbene, mi ritrovo in questo proverbio perchè molto spesso mi limito a dire (o scrivere) e non a fare. L'argomento che vorrei trattare oggi è il senso di colpa, e siccome sono io a scrivere, si parlerà del mio senso di colpa.


Da piccolo ricordo che quando stavo male, spesso pregavo Dio. Non so se lo facevo perchè ciò mi è stato insegnato o perchè fosse un vero mio bisogno. Diciamo che tra le due cose quella che prevale è il bisogno di farsi perdonare da qualcuno o di chiedere aiuto quando si ha bisogno. Ricordo pochissime volte in cui ho ringraziato Dio per ciò che mi ha dato, per quel che ho, per la vita che vivo, per la salute o per altre cose. Mi rendo però conto che sono state tante le volte in cui mi rivolgevo a Lui quando stavo male. Non importa se lo fa la maggior parte. Non mi interessa ciò che fanno gli altri, mi interessa quel che faccio io. In poche parole direi che delle volte quando sto male, magari per qualcosa che ho fatto o detto a qualcuno, tendo a pentirmi delle mie azioni. Ma con quale scopo? Con lo scopo di essere perdonato. Il punto è che appena mi sento meglio, non mi rivolgo più a Dio, come se questo non esistesse.

Ecco, andando avanti di questo passo appaiono sensi di colpa davvero strani che mi mangiano da dentro convincendomi che sono un ipocrita. Purtroppo credo di esserlo perchè porto delle maschere; un giorno posso essere un credente che legge la bibbia e riflette sul male che c'è nel mondo, l'altro - uno stronzo che sa la prenderebbe con chiunque. Ma il punto qual è? Che continuo a camminare sulla stessa strada marcia senza fare qualcosa per cambiare. A volte mi sembra di voler fare qualcosa per essere diverso tendendo a fare delle cose estreme. Usando una metafora direi che invece di regalare un euro ad un signore senza fissa dimora, gliene regalo dieci. Al contrario, quando c'è qualche piccola ma significante cosa da fare, non la faccio (es: chiedere scusa o perdonare una persona). Cioè, tendo a non vedere l'errore che compio quando c'è davvero e vederlo quando invece questo non c'è.

Alcuni credenti dicono che Dio ama tutti, anche i peccatori. Ma io non sento di meritarmi quel amore, non me la sento di aprire la bibbia dopo aver bevuto, fumato o bestemmiato. Mi considero ipocrita se lo faccio. Così mi ritrovo in una via senza uscita e annego ancora di più nei miei peccati sentendo sempre di più colpe addosso a me stesso, alcune delle quali forse non sono neanchè mie. Non riesco ad essere coerente in questo senso, non posso dire chiaramente chi o che cosa sono, non riesco a darmi una definizione, anzi, posso solo dare un'immagine di me che varia nel tempo. Ed è proprio in questo momento che mi passano per la testa pensieri come il suicidio perchè mi sento sbagliato, senza coraggio di poter pentirmi fino in fondo di quel che sono spesso.

In infanzia piangevo spesso, anche perchè quando si è piccoli si riesce sempre a trovare una giustificazione, che quelli che ti circondano sono cattivi e solo tu nel giusto. Ma non è così. Non basta piangere per i torti che ci vengono fatti dagli altri per giustificare i propri errori per poi rimettersi in carreggiata e continuare a vivere come se niente fosse! E' la più grande stupidità ed ipocrisia, quella di credere di avere fede in Dio chiedendo a questo ciò che si ha bisogno quando fa comodo e continuare ad avere la coscienza sporca.

Penso che mi manchi spesso la decisione di poter fare ciò che sento di fare. Infatti, quando c'è questo desiderio di fare qualcosa, bisogna farlo e basta, senza pensare alle conseguenze. Solo in quel caso è possibile avere la coscienza a posto.

2 commenti:

  1. Credo che tu sia già notevolmente avanti nel solo fatto di riconoscere questo tuo atteggiamento. La maggior parte delle persone si comporta così ma non in molti comprendono di sbagliare. Per questo, secondo me, hai delle basi dalle quali partire.
    Invece di sentirti in colpa usa il pentimento per cercare di migliorare, un passo alla volta. Non si può cambiare radicalmente dall'oggi al domani. Bisogna avere costanza, perché le cattive abitudini, anche quelle di pensiero, spesso sono radicate e non è affatto facile estirparle.Semplicemente non bisogna scoraggiarsi quando si ricade nell'errore, ma cercare di fare meglio la prossima volta.
    Io è da una vita che cerco di correggere alcuni miei atteggiamenti e, a volte, mi capita ancora di ricadere negli stessi errori. Ma non mollo, perché sono convinto che ognuno di noi può plasmare spiritualmente se stesso nella forma che ritiene la migliore possibile.
    E non sentirti mai e poi mai "sbagliato" o inferiore o diverso. Ti assicuro che tutti siamo imperfetti, tutti abbiamo lati negativi, tutti abbiamo delle debolezze.
    Ma tutti abbiamo anche almeno un lato buono dal quale partire.
    Dio, a prescindere dai risultati, più di ogni altra cosa apprezza i nostri sforzi, la nostra dedizione al miglioramento di noi stessi e del mondo circostante... e se tu ti accorgi che il tuo limite è proprio quello di non decidere di fare, è proprio da questo che devi iniziare. All'inizio richiederà impegno e grandi sforzi ma, piano piano, diventerà una scelta consolidata.
    Coraggio!!
    Un saluto.

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    1. Grazie Mr.Loto.

      Il problema è proprio la costanza. In ogni caso, anche se dici che sono avanti, io mi sento comunque indietro. Eh sì, sto proprio a pezzi.

      Ieri sembrava che mi trovavo bene con le persone che c'erano intorno perchè comunicavo, sorridevo, ho anche aiutato due ragazze a studiare ma poi mi sentivo esaurito, talmente giù di morale che non me lo sapevo spiegare. E in questi momenti in cui ti sembra che nulla ti può aiutare, pare che via d'uscita non ce ne sia. Brutto periodo.

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