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18 febbraio 2015

L'indifferenza è una colpa?

L'indifferenza a volte può risultare una colpa gravissima come anche l'esagerato interessamento. Ma perchè si parla di colpe? Semplicemente perchè viviamo in una società dove aiutare il prossimo dovrebbe essere un dovere morale ed etico.

[signora anziana con la croce sulla mano che chiede l'elemosina e vede indifferenza intorno]

Quanti di noi si sono rifiutati ad aiutare una persona qualsiasi e sopratutto quante volte abbiamo avuto la possibilità di farlo e non l'abbiamo fatto? Ad un livello inconscio abbiamo sensi di colpa che ci tormentano. C'è chi lo ammette e chi no. Nel secondo caso ciò succede solo perchè si riesce a chiudere gli occhi molto bene.

Siamo a volte indifferenti perchè vogliamo proteggerci da situazioni spiacevoli o da persone malevoli. Capiamo quindi che aiutare può anche farci del male, anzi, lo vediamo quasi come qualcosa di negativo o per tenerci lontani.

Come risolvere questo problema? Ci sono diversi modi. Il mio è questo: fidarsi dell'intuito e della sincerità del prossimo. La realtà che vediamo deve essere questa. Dobbiamo trovare tempo per aiutare chiunque abbia bisogno di questo nostro aiuto. Bisogna trovare la strada per essere altruisti, dare una mano all'altro anche se sappiamo che di tornaconti potremmo non averne perchè la regola del dare per avere è una regola del marketing, non delle relazioni umane. Nel marketing offri e compri, nelle relazioni umani l'altruismo è automatico. Se fai del bene a qualcuno, ti ritornerà, se non dalla stessa persona, allora da un'altra.

Essere diffidenti ed indifferenti è contro natura poichè è nel DNA umano essere buoni e semplicemente umani. Cattivi non si nasce, ma si diventa. Guardacaso che uno dei motivi di base per cui si diventa cattivi è l'indifferenza che si subisce da parte di altri.

13 commenti:

  1. Ciao Jan,
    E' vero ciò che dici.
    La società in cui viviamo ci fa sentire in colpa quando noi non corriamo subito in aiuto del prossimo. Dire che aiutare gli altri è un DOVERE morale ed etico suona molto male, ed è questa una delle cause principali per cui ci si sente in colpa quando decidiamo di non aiutare il prossimo.
    Fin da bambini ci viene insegnato che aiutare il prossimo è un dovere, persino la religione è pronta a dire la sua in merito. Chi non aiuta gli altri è "cattivo". A volte si viene spinti a fare del bene solo per farsi vedere, o per non fare che gli altri ci considerino "cattivi". Per questo ci si sente in colpa, il DNA non c'entra nulla in questo caso.
    Il problema secondo me non è il fatto che le persone siano diventate più "cattive", ma bensì il fatto che molto spesso le persone disponibili sono "parassitate" facilmente. Se uno è fin troppo buono e accondiscendente, prima o poi nella vita gli capiterà di esser sfruttato per i comodi degli altri. E fa molto male... prima o poi certe lezioni si imparano, con le buone o con le cattive.
    Ora gli impostori si sono camuffati persino da straccioni per chiedere l'elemosina, sfruttando la sensibilità di quelle poche persone di cuore. Io credo che tutto questo sia semplicemente mostruoso e ben peggiore dell' "indifferenza" di chi passa e non si cura di loro.
    Come si può dire che aiutare gli altri è un dovere, quando si vive in un contesto in cui la gente fa di tutto per trovare un nuovo modo di ingannarti e sfruttarti.
    Aiutare gli altri dovrebbe essere un PIACERE, e non un dovere! Noi siamo naturalmente portati ad aiutare i membri delle nostre cerchie ristrette di conoscenze oppure coloro verso cui nutriamo empatia/simpatia, e ci piace farlo. Questo è perché è nel nostro DNA. Ciò che ci piace fare e sentiamo dentro ci appartiene, tutto il resto è solo il condizionamento della società. Il DNA non contempla i sensi di colpa.
    Le persone dovrebbero essere libere di aiutare e di non farlo, secondo ciò che loro sentono dentro. E non dovrebbero sentirsi giudicate, come invece avviene nella nostra tanto amata "società". Non si può sempre aiutare tutti... altrimenti la vita diventerebbe un'inferno, Nella vita servono anche i "NO"... perché la vita è fatta per essere donata, sì... ma è fatta anche per essere goduta, senza inutili sensi di colpa.
    Se aiutare ti rende felice, se te lo senti dentro, fallo... ma se non ti rende felice e lo fai solo per i sensi di colpa e come se non lo avessi davvero fatto. Se lo fai è solo per non apparire "cattivo" agli occhi degli altri.
    Può forse considerarsi "altruista" chi pensa ed agisce in questo modo?

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    1. Ciao Xander.

      Saprai bene che do' piu' significato al messaggio che portano le parole che alle parole stesse.

      Anche le cose che dici sul DNA sono fuori tema. O sei tu che interpreti male il nesso o sono io che scrivo male.

      Concordo pero' con l'ultima parte. Vedi io sono della stessa idea... e cio' che ho voluto dire e' che di tanto in tanto bisognerebbe aiutare senza aspettarsi un tornaconto. Ovviamente aiutare a prescindere ogni barbone per strada ti manda anche in crisi: mentale e finanziaria.

      Tutti noi comunque facciamo parte di un sistema marcio e siamo indirettamente responsabili delle diagrazie altrui e di chi ci sta accanto. E' una mia riflessione, niente di piu'.

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    2. Anche la mia era una riflessione, riflessione che riguardava più che altro l'utilizzo di certe parole e il riferimento a determinati concetti, spesso utilizzati impropriamente dalla maggior parte delle persone.
      Una riflessione generale e non rivolta a te in particolare.

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  2. Bel post Jan, la consapevolezza può aiutarci a trasformare i sensi di colpa in responsabilità. Aiutare o non aiutare qualcuno può essere buono o dannoso per lui in primis; più siamo connessi col nostro Sé e sentiamo la via, più sapremmo agire in considerazione esterna, col Cuore, ovvero solo per il bisogno dell'altro. Se sarà buono per lui ricevere aiuto daremo aiuto, se sarà buono per lui ricevere un rifiuto daremo un rifiuto.
    Ciao!

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  3. Ciao, l'indifferenza purtroppo esiste anche tra amici o presunti tali, anche tra parenti più stretti. Alcuni amici ti frequentano solo se ci vedono qualche convenienza, e non gli piace avere come amico una persona che dipende da loro anche solo per dargli un pò di compagnia.

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    1. Indifferenza, opportunismo, avidita' ... sono tutte caratteristiche negative dell'umanita' che si esprimono come giustamente perfino, spesso e sopratutto con i familiari ed i cari.

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  4. Purtroppo l'indifferenza della nostra epoca, a mio parere, è il risultato del culto di "farsi gli affari suoi" sempre e comunque.
    E non ci rendiamo conto che le civiltà sono nate appunto perchè la gente NON si è fatta gli affari suoi

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  5. Condivido il tuo pensiero, la gente non ha questo atteggiamento fondamentalmente per cattiveria o innato menefreghismo, almeno non tutta. Credo invece, generalizzando, che il motivo principale sia dovuto al terrorismo mediatico a cui ci sottopongono. La paura è ciò che spesso blocca l'attenzione verso il prossimo. Paura dello straniero, paura dell'ignoto, paura del prossimo, paura di se stessi. Siamo ormai in una condizione in cui l'egoismo è ai massimi livelli e il timore di essere invasi, anche solo dalla gratitudine di qualcun altro, è talmente forte che blocca qualsiasi buona azione diretta. poi magari quelle stesse persone le ritrovi in chiesa la domenica a fare quello gli hanno insegnato che un buon cristiano dovrebbe fare, come andare a messa, azione che tutto sommato non implica nulla di rischioso per la loro integrità. non credo insomma sia una vera cattiveria ma più che altro un contagio, un percezione del mondo totalmente errata ma (per loro) culturalmente corretta. statoquantico.it

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    1. A volte la paura sembra prendere forma immaginaria (fisica per noi) e far andar di testa una persona. Io poco fa ho vissuto questa condizione ed ora mi sto riprendendo man mano.

      La cattiveria di per sè non esiste, esistono persone che hanno bisogno di aiuto e non si fanno aiutare. Almeno io la penso così.

      Grazie per esser passato!

      Scusa se non scrivo molto in risposta perchè in questo periodo ho bisogno di riposo e cure.

      Jan

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    2. Quante sono le menti umane capaci di resistere alla lenta, feroce, incessante, impercettibile forza di penetrazione dei luoghi comuni?
      (Primo Levi )

      Avvicinarsi alle persone per ascoltarle, è un atto di prevenzione non di dovere o di diritto seppur di fondamentale importanza passa in secondo piano, ma un atto umano basato sulla voglia e la necessità di saper ''ascoltare l'altro''.....

      I.O .

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    3. Condivido le tue parole. Non immagini però quanto possa essere difficile avvicinarsi a volte.

      Buon weekend.

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